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C h I h U a H u A - Tutto sull'apparato delle femmine


Il ciclo estrale, o calore, rappresenta un'importante fase della vita della cagna, tanto che sarà una costante ciclica che l'accompagnerà per tutto il resto della sua esistenza:
nelle cagne infatti non si verifica una fine precisa del ciclo e le femmine di questa specie continueranno ad andare in estro per tutta la vita.

Il cane è l'unico tra gli animali domestici ad essere monoestrale stagionale, per essere più chiari, ha un solo estro durante un ciclo riproduttivo che dura in media sei mesi.
La durata infatti, non è uguale per tutte le razze, anzi è soggetta a considerevoli variazioni (Labrador e Collie hanno intervalli tra i cicli più lunghi).
Ma quand'è che la nostra cagnolina diventa "adulta"?
Le razze di taglia medio-grande ,infatti, tendono a presentare il loro primo calore tra i 18-20 mesi d'età.
Da un punto di vista statistico, per quanto riguarda l'inizio dell'estro, non si hanno influenze stagionali ad eccezione di alcune razze ( Basenji per esempio) che hanno dei cicli annui.

Vediamo ora quali sono le varie fasi che si ripetono durante il ciclo estrale della cagna:

- Proestro
- Estro
- Diestro
- Anestro

PROESTRO

L'inizio del proestro coincide con quello di una perdita vulvare ematica (sanguinamento vaginale) e dell'ingrossamento vulvare e termina quando comincia la recettività all'accoppiamento.
La durata di questa fase è estremamente variabile, ma in media si protrae per 8-13 giorni.
Durante questa fase, i maschi sono attratti dalla femmina (quando cominciamo a vedere un sospetto traffico di cani davanti alla nostra casa il dubbio ci deve venire..), ma la femmina, per ora, non ne vuol sapere mostrando aggressività nei confronti dei cani che esaminano la sua regione posteriore oppure, verso la fine del proestro, si siede per evitare l'accoppiamento.
Sicuramente un occhio esperto può accorgersi dell'imminenza dell'inizio del calore già qualche settimana prima in seguito a piccole modificazioni comportamentali e anche da un aumento della frequenza delle minzioni.
Tralasciando l'aspetto endocrinologico e citologico, bisogna precisare che l'entità del sanguinamento proestrale è molto variabile tra le razze e tra i vari individui e che raramente le perdite di sangue sono tali da causare anemie.

ESTRO

E' il periodo in cui la cagna accetta di accoppiarsi (attenzione, accettare di accoppiarsi non vuol dire solo che non rifiuta il maschio, ma vuol dire anche che è lei stessa che lo può andare a cercare!!), anche qui però bisogna fare una precisazione: non è detto che la cagna accetti tutti i maschi che si fanno avanti!
Infatti può respingere vigorosamente le "avances"di un certo maschio, mentre invece accetta con entusiasmo quelle fatte da un altro maschio!
In questo periodo la vulva si presenta più morbida e piccola, rispetto al proestro, le perdite vaginali si manifestano anche durante questo periodo e possono contenere ancora del sangue oppure assumere un colore paglierino.
La durata media dell'estro è di 9 giorni, e può andare dai 4 ai 15 giorni, questo periodo è molto importante in quanto coincide con la secrezione dell'ormone luteinizzante (LH), fenomeno a cui fa seguito l'ovulazione entro le 24-72 ore, dati che gli allevatori conoscono benissimo in quanto determinare il momento dell'ovulazione della cagna è sinonimo di riuscita fecondazione e quindi di nuovi nati.
La percentuale più alta (superiore al 95%) di concepimento si registra quando l'accoppiamento ha luogo nell'arco di tempo compreso fra i 4 giorni che precedono l'ovulazione e i 3 giorni successivi e la quantità di cuccioli è ottimale (il 96% degli ovuli liberati diventa un cucciolo) quando l'accoppiamento viene effettuato 2 giorni dopo l'ovulazione.
Esistono molti modi per determinare quando una cagna ovula e tralasciando tutti quelli per gli addetti ai lavori, vorrei soffermarmi su alcuni che definiremo Momenti empirici per determinare l'ovulazione della cagna:
- Contare 12 gg dall'inizio delle perdite ematiche
- Contare 2 giorni dall'inizio della recettività della cagna o dall'inizio dell'estro ( citologia)
- Contare 63 gg indietro rispetto alla data di un parto precedente per sapere a quale giorno, dall'inizio delle perdite, aveva ovulato. Questo metodo, rispetto agli altri, è più accurato in quanto nella maggior parte delle cagne il momento della ovulazione durante il ciclo è abbastanza costante per tutta la vita ( soprattutto tra i 2-5 anni). Lo svantaggio,
chiaramente, è quello di avere dati relativa alla gravidanza precedente e soprattutto che in alcune cagne l'ovulazione avviene in momenti diversi dal ciclo per tutta la vita.

Tanto per fare un esempio:
se la cagna ha partorito 58 giorni dopo un accoppiamento avvenuto il giorno 12, e l'intervallo fra l'ovulazione e il parto è di 63 gg, essa deve aver ovulato 5 giorni prima dell'accoppiamento, ovvero il giorno 7 ( 58-63= -5; g12-5=g7)

DIESTRO

Il primo giorno di diestro (inizia con il primo giorno di non recettività) ha luogo mediamente circa 6 giorni dopo l'ovulazione oppure 9 giorni dall' inizio del calore, e può andare da 3 a 17 giorni dopo il primo comportamento di accettazione, o dall'inizio dell'estro, la durata è di circa 60 giorni, e può variare dai 50 agli 80 giorni.
Chiaramente questo stadio si verifica se la cagna non è gravida ed è in questo periodo che la femmina può mostrare segni di pseudo-gravidanza.

ANESTRO

Rappresenta il momento di quiescenza riproduttiva (inattività sessuale tra i cicli) e termina con l'avvio del proestro successivo, la durata quindi è di circa 4.5 mesi.
E' quindi la variazione della durata dell'anestro che determina la frequenza dei calori nella cagna e tanto per ricordarlo ancora, il normale intervallo tra due cicli è di 5-10 mesi

Il falso calore

Le cagne qualche volta hanno quel che si chiama un falso calore che viene qualche tempo prima del dovuto: tale fenomeno non è distinguibile dal vero calore. La cagna potrebbe perfino sottostare alla monta ma non resta pregna; proprio quando dovrebbe partorire entra di nuovo in calore. Allora potrà essere accoppiata con ogni probabilità di successo.

L'Eclampsia

L'Eclampsia della cagna è detta anche Tetania puerperale.
E' una condizione acuta che si verifica nella cagna nel post-partum e può essere letale se non presa in tempo.
I segni clinici sono legati direttamente all'ipocalcemia (badate bene che questa parola significa abbassamento del calcio circolante).
Le cause sono varie, calcolate che durante la gravidanza e l'allattamento la cagna mobilita grandi quantità di calcio da trasferire nelle ossa dei feti e successivamente per produrre il latte.
Il cattivo uso di calcio nella dieta (non significa necessariamente carenza ma anche una ipersomministrazione), atrofia delle paratiroidi secondaria all'uso spropositato di integratori e diete sbilanciate, sono alcune delle cause più comuni.
Le cause predisponenti, invece, sono cange di piccola taglia con cucciolate numerose. Il rischio si ha maggiormente al picco della lattazione (1-3 settimane post partum).
I segni clinici prevedono tremori, fascicolazioni muscolari, debolezza e atassia (difficoltà a camminare). Possono arrivare, nei casi più gravi a tetania e convulsioni.
Il trattamento della fase acuta (quindi per far cessare i sintomi di cui ho parlato prima) prevede la somministrazione di calcio endovena, per questo dovrete rivolgervi al veterinario, e soprattutto andrano staccati i cuccioli per 12-24 ore.
Successivamente si potrà somministrare alla madre del calcio per bocca per tutta la durata della lattazione e modificare la dieta della madre con una dieta bilanciata e completa, lasciata sempre a disposizione della cagna. Se nonostante tutti questi accorgimenti l'eclampsia ricompare i cuccioli vanno svezzati.

Per prevenire l'ipocalcemia puerpuerale si può:
-alimentare la cagna durante gravidanza e allattamento con mangime di qualità bilanciat e completo
-non integrare calcio per bocca perchè può aggravare l'ipocalcemia post-partum
-accesso ad libitum a cibo e acqua durante la lattazione
-per incoraggiarla a mangiare la si può separare dai cuccioli 30-60 min più volte al giorno
-nei casi di cucciolate numerose si può aiutare integrando l'alimentazione lattea dei cuccioli con latte in polvere, oppure cibo solido dopo le 3-4 settimane di vita

Il prolasso vaginale
Il prolasso vaginale, causato dall'aumento dell'estrogeno nel periodo di estro e pro-estro si presenta in parecchie specie animali.
Nel cane è raro interessi anche altri organi quali vescica ed utero.
Nella maggior parte dei casi si presenta come un rigonfiamento edematoso della mucosa vaginale antistante l'orifizio uretrale, con sviluppo anche nella parte superiore dell'orifizio stesso.
Il tessuto edematoso può divenire così esteso da sporgere all'esterno della vulva.

Sintomi Clinici

L'edema vaginale non visibile esternamente è frequente nella fase di estro e pro-estro a causa dell'influenza dell'estrogeno sui tessuti, ma regredisce naturalmente a causa dell'influenza del progesterone.
Un edema maggiormente sviluppato si presenta come un piccolo rigonfiamento della vulva fino ad una massa edematosa a forma di pera.
Occasionalmente la cagna soffre di disuria (dolore nell'urinare) durante la minzione.
Solitamente la parte ventrale è quella coinvolta nella maggior parte dei prolassi vaginali (forma a pera del tessuto prolassato), quando invece anche l'intera circonferenza della mucosa vaginale è interessata da tale evento, il prolasso si presenta con una forma a ciambella.
Il tessuto prolassato e sporgente dalla vulva è estremamente sensibile, facile all'ulcerazione, alla disidratazione, ed all'automutilazione da parte del soggetto, e spesso rende difficoltoso l'accoppiamento.

Diagnosi

L'edema vaginale ed il prolasso vaginale possono essere confusi con tumori dell'apparato riproduttivo.
A differenza dell'edema e del prolasso vaginale tali formazioni tumorali, visibili all'esterno della vulva, si presentano in genere in soggetti vecchi, mentre prolasso ed edema si presentano solitamente in soggetti giovani al primo o al secondo estro.
Inoltre il prolasso regredisce almeno parzialmente durante la fase luteale, cosa che non accade in caso di formazioni tumorali.
Da sottolineare che nella maggior parte dei casi, nel periodo di estro e pro-estro, ci troviamo di fronte ad un prolasso del "pavimento" della vagina, il vero e proprio prolasso vaginale o uterino si presenta invece durante il parto o subito dopo.

Trattamento

Il trattamento del prolasso vaginale dipende da vari fattori:
- dal grado di prolassamento del tessuto
- dal fatto che la femmina sia d'allevamento o di casa
- se il prolassamento si presenta nel periodo di estro o alla fine della gravidanza

Se il prolasso si presenta prima del parto, in generale non c'è esigenza di alcun tipo di trattamento, ed il parto stesso può avvenire senza problemi.

Se il prolasso si presenta nel periodo di estro e pro-estro appena sporgente dalla vulva o sporge con frequenza intermittente, l'edema retrocederà autonomamente durante la fase luteale.

Qualora si desideri risolvere il problema in maniera definitiva l'ovariectomia effettuata in periodo di anaestro è l'unico intervento indicato.

Qualora si optasse per un'amministrazione non chirurgica della patologia la parte di tessuto edematoso esposta dovrà essere:

- mantenuta pulita
- mantenuta idratata
- mantenuta lontana da fenomeni di leccamento
- mantenuta lontana da fenomeni di automutilazione

L'utilizzo di lubrificanti in gelatina, antibiotici in gelatina, pantaloncini protettivi e collare elisabettiano eviteranno danni ulteriori alla porzione di tessuto esposta.

Tale tipo di trattamento è consigliato però per eventi isolati, e non nella recidiva legata ad ogni periodo di estro, dove è invece consigliata la soluzione chirurgica.

Un trattamento ormonale per accelerare l'ovulazione e quindi il periodo di estro e pro-estro non da significanti benefici alla risoluzione della patologia.
In effetti l'evento di prolassamento, qualora l'ovulazione avvenga, si riduce di un paio di giorni il periodo di rischio andando però incontro a effetti collaterali quali:
- iperplasia
- endometriti
- cisti
- piometra

Nel caso in cui il prolasso permanga al di fuori del periodo di estro e pro-estro è consigliata l'amputazione del tessuto prolassato, operazione comunque rischiosa a causa delle frequenti emorragie operatori e post-operatorie.

La riduzione non altera comunque ne dimensioni ne funzionalità della vagina, non presentando quindi nessun problema nei futuri estri ed eventuali parti.

Quando invece parliamo del vero e proprio prolasso vaginale, non solo del pavimento della vagina, sarà necessario l'ancoraggio dei tessuti. La risoluzione chirurgica di riposizionamento ed ancoraggio dei tessuti, se ottimale da un punto di vista estetico rende discutibile se non pericoloso l'ipotesi di un nuovo accoppiamento.

Il prolasso vaginale è più difficile da trattare volendo mantenere la possibilità di accoppiamento della femmina, essendo poi la patologia ereditaria, l'allevatore dovrebbe porsi il quesito se continuare l'accoppiamento con quei soggetti che portano tale patologia.


F.A.Q.

Che cosa è prolasso vaginale?

Questo termine si riferisce alla sporgenza (prolasso) di una massa appartenente alla vulva durante la fase di estro o di pro-estro.

Che cosa causa il prolasso vaginale?

I tessuti della vagina, interna ed esterna a causa dell'azione dell'estrogeno subiscono un inspessimento.
Il rigonfiamento del tessuto risultante da tale azione provoca in alcuni casi la fuoriuscita di parte del tessuto stesso.
Recenti studi propendono ad una percentuale di familiarità in tale evento.

Quali sono i segni del prolasso vaginale?

Si nota nella femmina una massa rotonda che fuoriesce dalla vagina.
Tale evento si presenta più comunemente in femmine giovani nel periodo di pro-etro ed estro.
In alcuni casi può presentarsi durante il parto.
La femmina che subisce tale patologia si presenta: nervosa, rifiuta l'accoppiamento, sente spesso necessità di minzione, e spesso provoca delle lesione date dall'autoleccamento.

Com'è diagnosticato il prolasso vaginale?

Una visita veterinaria, messa i relazione col periodo di estro, diagnosticherà tale patologia, richiedendo in alcuni casi una biopsia per differenziare la patologia da un evento tumorale.

Come è trattato il prolasso vaginale?

Il trattamento di tale patologia mira soprattutto a mantenere pulita la zona (al fine di evitare infezioni), ed ad evitare la disidratazione e l'eventuale necrosi dei tessuti.
Fortemente richiesto è quindi un ambiente pulito, un'eventuale idratazione a base di creme, e rendere impossibile al soggetto il leccamento della parte.
L'utilizzazione di una terapia ormonale contribuirà ad accelerare il termine della fase di estro e di pro-estro.

Qual è la prognosi per il prolasso vaginale?

La prognosi è eccellente se viene intrapresa un'ovariectomia.
Tale intervento permette di risolvere le circostanze ormonali causa dell'evento.
Se l'uretra è implicata nell'evento edematoso l'intervento chirurgico è l'operazione che da i migliori risultati.
fonte:http://www.difossombrone.it/curadelcane/main0045prolassovaginale.htm

L'ABORTO CANINO
Si definisce aborto il feto espulso che non ha acquistato lo sviluppo necessario per poter vivere di vita propria. La non vitalità del feto distingue appunto l'aborto dal parto prematuro in cui il feto, nato innanzi tempo ma assistito e curato intensamente, può raggiungere l'età adulta, mentre nell'aborto la morte colpisce nella quasi totalità dei casi. La provocazione dell'aborto è talvolta voluta per la cagna che si è incidentalmente accoppiata con un cane di altra razza, per cui non si desidera avere cuccioli non puri. Si provoca e si ottiene l'aborto con la somministrazione di ecbolici, atti a favorire l'espulsione del contenuto dell'utero, sotto forma di pillole, in base a varie e particolari ricette galeniche. Agli ecbolici oggi si preferiscono gli stimolanti opoterapici e gli stilbenici, da usarsi precocemente (nei primi 10 giorni) e a dosi elevate (10-20 mg.). L'aborto sporadico è dovuto a cause banali o accidentali. L'aborto in genere è dovuto a una alterazione dell'ovulo divenuto nel frattempo corpo estraneo che sarà espulso dall'utero integro, oppure ad alterazione dell'utero stesso non più idoneo a trattenere il suo contenuto, sia malato o indenne. Le cause che possono provocare l'aborto sono molteplici:

•esterne indirette = date da freddo, repentini sbalzi di temperatura, bagni accidentali, ecc. Anche l'ingestione di liquidi freddi, purganti somministrati ad alta dose, specialmente drastici, possono favorire l'aborto;

•esterne dirette = date da traumatismi violenti, compressioni per replezione degli organi della digestione, iperalimentazione, timpanismo, ecc.

Le conseguenze dell'aborto sono sempre gravi in quanto i feti sono irrimediabilmente perduti, con esito negativo anche sulle mammelle che avrebbero dovuto mantenere la loro attività lattifera. dall'istante in cui lo spermatozoo penetrato nell'ovocellula si unisce ad essa, ha inizio il periodo della gravidanza, durante il quale nell'utero si organizzano i nuovi individui, capaci poi di vivere di vita indipendente. Molti fattori però (fisici, alimentari, ambientali) possono interrompere il decorso normale della gravidanza, causando cioè l'aborto. Sotto questo aspetto, il proprietario di una cagna gravida, principalmente nella prima metà della gravidanza, deve avere le migliori cure di assistenza e di riguardo al fine di evitare alla gestante pericolosi incidenti e irregolari abitudini di vita, di alimentazione e di ambientazione.

Prodotti repulsivi per allontanare i maschi dalla femmina gravida

Nella prima metà della gravidanza, la cagna può essere ancora disturbata dalle affettuose e insistenti moine del maschio. Al fine perciò di poter eliminare eventuali emanazioni atte al richiamo del maschio, si usano in genere gli stessi prodotti usati per occultare i normali calori. In pratica, oltre ai soliti prodotti deodoranti da usarsi localmente ed esternamente nelle vicinanze degli organi genitali, si consiglia la somministrazione di clorofilla (contenuto verde delle piante) che per le sue proprietà deodoranti riesce sufficientemente efficace nella pratica quotidiana. Secondo alcuni autori, la clorofilla in compresse va somministrata alla dose di circa mg 3-4 al giorno per ogni chilogrammo di peso vivo, ottenendo risultati soddisfacenti.
fonte:http://www.difossombrone.it/main101sterilita_aborto.htm

Apparato genitale femminile

Affrontiamo ora brevemente la disposizione dell'apparato femminile e le sue patologie più frequenti; esso è costituito principalmente da ovaio, utero, salpinge e vagina e, ad esclusione di quest'ultima, sono tutte strutture da indagare principalmente mediante indagine ecografica o laparoscopica.

OVAIO: è un organo pari, presente in regione lombare, con attività sia gametogena (cioè produce le cellule uovo od oociti), sia endocrina (produce estrogeni e progesterone).
E' importante ricordare che proprio l'alternanza di questi due ormoni determina il manifestarsi del ciclo estrale, di fondamentale importanza per determinare il momento ideale per effettuare l'accopppiamento. A carico delle ovaie possiamo ritrovare alcune patologie più o meno diffuse e da tenere in considerazione, soprattutto nel caso in cui ci siano problemi della femmina a rimanere gravida; ricordiamo che tali patologie devono essere sempre sospettate ma sono di difficile riscontro clinico.
Cisti follicolari: sono formazioni più o meno rotondeggianti, singole o multiple, mono o bilaterali; molte cagne colpite non mostrano segni di disendocrinia (1) in quanto le cisti possono essere inattive e liberare scarsissime dosi di ormoni. In altri casi possono invece determinare un anestro prolungato (2) o addirittura ninfomania in quanto il tessuto cistico può andare incontro ad ipersecrezione di estrogeni determinando fasi di proestro-estro persistenti.

Cisti luteiniche: anche la loro presenza determina un anestro protratto e la loro diagnosi può essere ecografica oppure tramite visione diretta delle ovaie. In entrambe le patologie il trattamento può essere farmacologico o chirurgico con ovariectomia (3).

Neoplasie ovariche: possono essere presenti neoplasie primarie di riscontro occasionale dopo ovaioisterectomia (4).
Falsa gravidanza: viene trattata come patologia a carico dell'ovaio in quanto è determinata dall'andamento dei tassi ormonali da esso regolati; nella cagna la fase luteinica succede sempre al calore, quindi non esiste differenza tra cagne gravide e non gravide per quanto riguarda la presenza del Corpo Luteo e del Progesterone. Tutte le cagne non gravide in diestro, possono passare da una condizione parafisiologica asintomatica ad una sintomatica che simula gli atteggiamenti del post partum: la femmina si costruisce un nido, diventa irrequieta, può perfino arrivare a raccogliere giochi e bambolotti, come fossero dei cuccioli, producendo latte.
Attenzione, che sia ben chiaro a tutti: questa patologia non è determinata dal desiderio di maternità della femmina MA SOLO ED ESCLUSIVAMENTE dal momentaneo assetto ormonale dato dal crollo del progesterone e dall'aumento della Prolattina.
In conseguenza a quanto detto, è perfettamente inutile pensare di risolvere definitivamente il problema facendo accoppiare la cagna: durante quel ciclo infatti non si manifesterà sicuramente la falsa gravidanza
(ma, forse, una vera cucciolata) tuttavia, il problema si riproporrà quasi certamente al calore successivo. E' meglio dunque evitare inutili accoppiamenti "terapeutici", come unico rimedio al problema.
La terapia consiste in farmaci "antiprolattinici" per ridurre la montata lattea ed eventualmente, con cautela, farmaci progestinici (5), per sistemare il profilo ormonale.
Si ricorda, inoltre, che il continuo manifestarsi del problema a livello mammario pare possa predisporre, a lungo andare, a tumori mammari quindi, in casi di recidive, è possibile pensare serenamente alla sterilizzazione chirurgica del soggetto.

SALPINGE: è un condotto pari e stretto che riceve gli oociti prodotti dall'ovaio ed è la vera sede dell'incontro con gli spermatozoi, cioè della fecondazione a cui fa seguito la discesa del prodotto concepito in utero.

UTERO: è un organo cavo che mediante la placenta nutre il conceptus (6); nella specie canina esso è composto da un corpo, da un collo (cervice) e da due corna simmetriche. Le patologie a suo carico, escludendo le distocie, ovvero i problemi che possono insorgere durante la gravidanza, sono le seguenti e compaiono prevalentemente dopo il parto.

Mancata involuzione dei siti placentari: dopo il parto assistiamo a delle perdite siero-ematiche fisiologiche, della durata di 4-6 settimane, corrispondenti alla riparazione dell'endometrio, parte dell'utero danneggiatasi dopo distacco della placenta. Perdite prolungate con vulva debolmente aumentata di volume e flaccida anche in assenza di ipertermia ed alterazioni ematologiche, dovrebbero indirizzare la diagnosi verso tale problema.
Ritenzione placentare: la mancata espulsione di una o più placente costituisce una complicazione del parto per cui le placente non vengono espulse entro 15-30 minuti dalla nascita di ciascun cucciolo. In presenza di sintomi come perdite, anoressia o febbre, è fondamentale intervenire con trattamenti farmacologici o addirittura con ovaioisterectomia.

Tetania puerperale o eclampsia: è un evento patologico acuto indotto dal brusco calo della concentrazione del Calcio nel sangue, nella fase postpartum, appena inizia la lattazione; è una patologia molto frequente in femmine di piccola e media taglia, rara in quelle di taglia gigante; sintomi iniziali possono essere apparentemente vaghi, con irrequietezza, nervosismo ed aumento notevole della frequenza cardiaca; in breve si potrà assistere ad un rapidissimo peggioramento con spasmi muscolari, fascicolazioni (7), atassia (8), incapacità a reggersi sulle zampe, tachicardia e febbre. Il paziente non sottoposto a terapia è soggetto a crisi convulsive, talvolta arriva alla morte.

Piometra: grave, diffusissima patologia a carico dell'utero, consistente nella presenza di materiale più o meno purulento con grave compromissione generale dell'organismo a tal punto che ritengo sia il caso di trattarla in un capitolo a parte, poichè incide notevolmente nell' ambito di un allevamento.

VULVA E VAGINA: organi genitali esterni, quelli visibili "ad occhio nudo".
Anomalie congenite: possiamo trovare anomalie morfologiche interne di forma ostruttiva o setti intravaginali (vagina doppia) che determinano grosse difficoltà nell'accoppiamento, vaginiti ricorrenti, lambimento continuo dei genitali esterni ed attrazione persistente dei maschi.
La diagnosi di tali problemi è fatta attraverso esplorazione digitale della vagina.

Iperplasia e prolasso vaginale: iperplasia ed ipertrofia della mucosa vaginale colpiscono prevalentemente soggetti giovani e di razza gigante. Il grado di ipertrofia e quindi di prolasso dipende dal grado di edema presente, a sua volta legato alla quantità di estrogeni circolanti.
La presenza di questa protuberanza a livello vulvare deve essere differenziata dalla presenza di forme neoplastiche sopraelencate. La terapia può essere chirurgica con rimozione del prolasso oppure conservativa; in questo caso è necessario tenere il prolasso pulito e lubrificato evitando traumatismi, leccamenti o grattamenti.
Il problema è soggetto a recidive periodiche in concomitanza alle successive fasi proestrali anche se tende a ridimensionarsi con il passare dei cicli.

Neoplasie: tra quelle ad evoluzione benigna ricordiamo: fibromi, leiomiomi, polipi e lipomi; tra le forme ad evoluzione maligna troviamo leiomiosarcomi e carcinomi a cellule di transizione.

Vaginite: con tale termine si intende un processo infiammatorio a carico delle pareti della cavità vaginale, associata a scolo vulvare grigio-giallastro, sieroso o mucopurulento.
Distinguiamo una forma detta
"vaginite del cucciolo" , caratteristica della fase prepubere, con scolo vulvare di modesta entità e destinato a risolversi spontaneamente senza terapie antibiotiche, ed una forma tipica della femmina adulta legata alla presenza di corpi estranei, neoplasie od eventi traumatici.
Si ricorda che davanti ad una vaginite acuta o cronica con scolo, prurito ed altri sintomi generali è indicato effettuare un tampone per esame colturale con antibiogramma, al fine d' isolare l'agente eziologico responsabile; tale manovra va fatta da un veterinario per prelevare il campione abbastanza in profondità, in modo da non prelevare batteri a livello vulvare che possono essere non responsabili della patologia.
Si ricorda in conclusione che molte patologie o pseudopatologie sono correlate all'età della femmina, infatti, è fondamentale allo scopo d'ottenere ottimi risultati a lungo termine, rispettare la fisiologia ed attendere che tutto l'apparato sia ben sviluppato ed in grado di svolgere le proprie funzioni in modo ottimale; questo significa che le femmine, soprattutto di taglia gigante, non devono essere mai accoppiate precocemente ma è necessario attendere che anche l'apparato scheletrico (anche, bacino) sia ben sviluppato ed in grado di sostenere il peso della cucciolata.
Cause di infertilità nella cagna sono un’errata valutazione del ciclo (è fondamentale l'esatta individuazione dei giorni utili per procedere all'accoppiamento) e la piometra: li considero entrambi argomenti di interesse notevole che vorrei trattare approfonditamente nei prossimi numeri.
Piometra

i tratta di una patologia che colpisce prevalentemente femmine anziane dagli 8 ai 10 anni (ma non solo!) ed è tipica della fase diestrale (45-60 giorni dopo l'inizio del calore) per la presenza di batteri che lavorano su un utero già stimolato in modo abnorme dall'azione del Progesterone, nel corso di più cicli estrali (“calori”) in successione.
Lo sviluppo della piometra vera e propria è preceduto, a livello della mucosa uterina, da fenomeni di iperplasia endometriale cistica in quanto il tessuto prima iperplastico (cioè aumentato di volume per eccessiva stimolazione) va incontro a degenerazione cistica.
In questa fase è abbastanza facile che i batteri presenti a livello vaginale (prevalentemente E.coli) raggiungano l'utero in fase proestrale-estrale attraverso la cervice dilatata e proliferino in modo abnorme, determinando l'esplosione della patologia vera e propria.
Gli Estrogeni non sono direttamente coinvolti nella patologia ma esaltano l'azione del Progesterone: la loro somministrazione in fase estrale e/o diestrale (ad esempio per l'interruzione di gravidanza indesiderata) aumenta notevolmente il rischio d'insorgenza e questo giustifica il fatto che anche soggetti molto giovani possano presentare tale patologia. Talvolta tale iperplasia comporta accumulo di liquido e la patologia è definita idrometra o mucometra secondo la densità del materiale presente.
Il sintomo classico, riferito dal proprietario, è dato dalla fuoriuscita di materiale purulento dalla vagina se si tratta di piometra a cervice aperta; se si tratta invece di piometra a cervice chiusa la diagnosi è sicuramente meno immediata in quanto mancano perdite evidenti ed i sintomi, ad un occhio inesperto, possono sembrare molto generici:
la cagna può presentare poliuria (urina frequentemente), polidipsia (beve frequentemente), anoressia (non mangia volentieri), spossatezza, ottundimento del sensorio, vomito, diarrea, addome dilatato se la raccolta è imponente e talvolta, ma non sempre, febbre.
Si è ipotizzato che con tale patologia, associata ad endotossine da E. coli, ci possa essere insensibilità reversibile del tubulo renale all'azione dell'ADH (ormone deputato a produrre con incapacità di concentrare le urine; in conseguenza a ciò sono prodotte urine estremamente diluite con perdita di fluidi.
La diagnosi deve comunque essere fatta mediante indagine ultrasonografica (ecografia) per cui si nota l'utero, che normalmente non viene visualizzato in quanto anecogeno, come un'immagine scura (iperecogena) a ridosso della vescica.
Anche banali esami di laboratorio possono avvalorare il sospetto:
si trova una iperleucocitosi, cioè aumento dei globuli bianchi in specifico aumento dei neutrofili, aumento dell'azotemia in caso di disidratazione mentre gli enzimi epatici (GOT-GPT-SAP) possono essere elevati in caso di danni epatocellulari.

TERAPIA

Dopo la valutazione degli esami di laboratorio è sicuramente necessario iniziare terapia antibiotica e fluida nell'attesa di stabilizzare il paziente per procedere poi alla risoluzione del problema.
Tra le varie possibilità ricordiamo quella chirurgica consistente nell'asportazione di utero ed ovaie (ovaioisterectomia), oppure quella medica che consiste nella somministrazione di prostaglandine ed antiprolattinici allo scopo di indurre una lisi del corpo luteo, aumentando la contrattilità della componente muscolare dell'utero nella speranza di riuscire a svuotarlo completamente dal materiale purulento.
Posso affermare, per averne applicato personalmente il protocollo, che tale metodica può portare a risoluzione del problema, ma molti sono le condizioni concomitanti: il cane deve essere giovane, in buona salute, non cardiopatico e soprattutto di mole non imponente (…..) poiché la dose terapeutica delle prostaglandine è molto vicina alla dose letale e comunque gli effetti collaterali sono vomito, diarrea, tachicardia (aumento della frequenza cardiaca), tachipnea (aumento della frequenza respiratoria).
Ricordo con piacere una vecchia cagnona da caccia che dopo 12 anni d'onorato servizio è stata portata in ambulatorio con una piometra; il proprietario ovviamente non ha esitato un istante a pensare all'eutanasia per l'elevato costo dell'intervento chirurgico ed a questo punto per dare una possibilità alla bestiola l'ho convinto a tentare la terapia medica che ha dato buoni risultati in quel momento ma a distanza di dodici mesi il problema si è ripresentato.
A mio parere dovrebbe essere considerata, di prima scelta, la via chirurgica anche se mi rendo conto che chi ha una bella femmina possa non concepire di perderla definitivamente come riproduttrice.
In conclusione vorrei ricordare che la patologia non è da sottovalutare in quanto porta repentinamente l'animale in uno stato di tossicosi importante per cui, qualunque sia il vostro orientamento terapeutico, recatevi quanto prima dal vostro veterinario di fiducia, che insieme a voi troverà la soluzione migliore…soprattutto per la vostra cagnona.
TUMORI MAMMARI NELLA CAGNA

I tumori alla mammella rappresentano la neoplasia più frequente nel cane femmina. Possono comparire a qualsiasi età, anche se abitualmente si riscontrano soprattutto in animali maggiori di 8 anni. Non esistono particolari predisposizioni di razza, mentre è accertato che la sterilizzazione effettuata in età precoce (entro il secondo calore) è in grado di ridurre fortemente il rischio di sviluppare questi tumori.
Le neoplasie mammarie possono essere benigne o maligne.
I tumori benigni crescono lentamente, sono di piccole dimensioni (<3 cm), ben circoscritti e con la superficie liscia.
I tumori maligni, invece, crescono velocemente, possono raggiungere dimensioni elevate (>3 cm), spesso infiltrano i tessuti circostanti e la loro superficie appare ulcerata. Inoltre, le neoplasie maligne possono dare metastasi, sia nei linfonodi regionali che in organi distanti (polmone, fegato, encefalo). La certezza della malignità, comunque, la dà soltanto l’esame istologico effettuato su una porzione del tumore.

La comparsa di una massa mammaria nella nostra cagnetta deve metterci in allarme e indurci a consultare il prima possibile il nostro veterinario. Infatti, se non curati in tempo, questi tumori possono anche portare a morte l’animale.

Il tumore va innanzitutto “stadiato”: bisogna, cioè, capire quanto è esteso e se ha invaso anche altri organi.
Questo significa sottoporre il cane ad una accurata ispezione di tutte le mammelle e dei linfonodi esplorabili. Inoltre, è necessario effettuare un esame completo di sangue e urine, una radiografia toracica ed un’ecografia addominale per vedere se sono comparse già delle metastasi. La presenza di metastasi peggiora molto la prognosi e accorcia il tempo di sopravvivenza stimato.
Una volta effettuata la stadiazione, si può procedere con l’asportazione chirurgica della mammella colpita dal tumore (mastectomia), nonché delle mammelle vicine.
Questo tipo di intervento, quantunque sia altamente demolitivo e aggressivo, è assolutamente necessario se vogliamo evitare la comparsa di recidive. Infatti, si è visto che l’asportazione della sola mammella tumorale spesso conduce alla ricomparsa del tumore dopo breve tempo nelle mammelle vicine.
Tutte le mammelle asportate vanno inviate ad un laboratorio di Anatomia Patologica Veterinaria per la diagnosi istologica di conferma e la valutazione della malignità del tumore.
Nei mesi successivi all’intervento, è necessario far controllare la paziente ad intervalli regolari per evidenziare la comparsa di recidive e/o metastasi.

La prognosi è alquanto variabile (da pochi mesi ad anni) e dipende principalmente dal tipo istologico del tumore, dalle dimensione del tumore, dalla presenza di metastasi linfonodali e a distanza.

La vera arma vincente in questo ambito è rappresentata dalla sterilizzazione precoce: se effettuata prima del primo calore, infatti, è in grado di diminuire del 99,05% il rischio di sviluppare neoplasie maligne. Se l’intervento viene eseguito invece dopo il secondo anno di età, non ha più alcun effetto protettivo.



 




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